Categoria: BioEdilizia e Green Building
Data: 27/06/2014
la tecnica del cocciopesto in intonaci e pavimenti
Il cocciopesto, utilizzato, nella tecnica costruttiva dei Romani, per il rivestimento di cisterne, terrazze, ambienti termali, pavimentazioni, può essere definito come l’insieme di frammenti fittili (di terracotta) frantumati, provenienti da tegole ed anfore, impastati o meno con calce e sabbia.
La più antiche citazioni inerenti il “cocciopesto” sono ascrivibili a Plinio il Vecchio (*a) che ne accenna composizione ed l’impiego in “Naturalis Historia” (libro XXXV) ed a Marco Vitruvio Pollione (*b) che nel trattato “De Architectura” prescrive: "Se nell'arena, di fiume o di mare, vi si aggiungerà una terza parte di matton pesto, e passato pel vaglio, diverrà la calce di miglior riuscita e forza". Le indicazioni di Plinio e Vitruvio vengono riprese anche da Leon Battista Alberti (*c) nel “De Re Aedificatoria” (Libro IV): “Per qualsiasi tipo di rivestimento occorre l'applicazione di almeno tre strati di intonaco, i primi strati assai ruvidi devono essere costituiti per intero di sabbia di cava e di cocci di mattone….”.
Il coccio macinato o “cocciopesto” della tradizione di Vitruvio” era ampiamente utilizzato dai costruttori Romani che ne conoscevano, utilizzandola sapientemente, la proprietà di conferire alle malte, specie di finitura, spiccate caratteristiche di impermeabilità all’acqua, adesività, adesione, permeabilità al vapore acqueo e leggerezza.
Questa caratteristica era ed è la diretta conseguenza del comportamento pozzolanico del cocciopesto, che si esplica attraverso la capacità di reagire con la calce libera (idrossido di calcio) per formare com-posti idraulici ad elevata stabilità e resistenza all’acqua. La reazione del cocciopesto con la calce libera è in pratica una classica reazione pozzolanica, schematizzata in figura, peraltro del tutto assimilabile alla reazione fra la calce libera e la pozzolana, riconosciuta e descritta dallo stesso Vitruvio (*d).
Spesso identificato con il termine “opus signinum”, dal nome della città di Signia, l’odierna Segni, in realtà, il cocciopesto si caratterizzava per gli aspetti chimici e compositivi, seppure all’epoca, soltanto in-tuiti, mentre l’opus signinum aveva proiezioni più correlabili con le funzioni statiche derivanti dalla compressione nella muratura.
(*a) = La Naturalis historia " ( Storia della natura") è un trattato naturalistico in forma enciclopedica, comprenden-te 37 libri variamente argomentati, redatto da Plinio il Vecchio tra il 23 ed il 79 a.c.
(*b) = Marco Vitruvio Pollione, più comunemente noto come Vitruvio, 80 a.C. - 15 a.C, scrittore enciclopedico ed architetto romano, famoso per il trattato “De architectura” composto da 10 libri. Il secondo libro comprende sia i riferimenti inerenti il cocciopesto (par. 1) che la descrizione della reazione pozzolanica riportata in (*d). Il De Archi-tectura, a lungo dimenticato, riscoperto a partire dal XV secolo, è stato uno dei fondamenti teorici dell'architettura occidentale fino alla fine del XIX secolo.
(*c) = Leon Battista Alberti, (1404 – 1472), architetto, scrittore, matematico, umanista, filosofo, archeologo, ecc., nel trattato di architettura De re ædificatoria, in dieci libri, riprende e diffonde l’opera di Vitruvio.
(*d) = Evvi ancora un altro genere di arena che produce effetti meravigliosi. Si trova nei dintorni di Baia e nei ter-ritori dei municipi, che sono intorno al Vesuvio, mescolata insomma di calce e cementi fa gagliarda non solo ogni specie di costruzione ma particolarmente quelle che si fanno in mare sott’acqua. Sembra che questo avvenga perché sotto quei monti esistono caldissime terre e spesso sorgive di acque calde, le quali non vi sarebbero, se non vi fossero sotto anche grandissimi fuochi alimentati da zolfo, da allume o dal bitume, i quali fuochi penetran-do per li meati e bruciando, rendono leggiera quella terra, onde il tufo ancora che ivi nasce, rimane spugnoso e senza umido. Perciò venendosi a mescolare insieme queste tre cose, le quali sono state tutte alla stessa maniera formate dalla violenza del fuoco, ricevendo di botto l’umido, fanno presa e indurite dallo stesso umido si rassoda-no, che non può scioglierle né l’onda né qualunque impeto d’acqua.
I “segreti chimici” del cocciopesto sono riconducibili al “comportamento idraulico” che lo rende “capace” di esercitare comunque un’azione legante. In altre parole anche il solo cocciopesto, aggiunto ad adeguate quantità di aggregati fini (arena) , è grado di sviluppare una forma, seppure debole, di indurimento nel tempo.
Il comportamento idraulico si esplica però anche nei confronti dei leganti tradizionali quali la calce aerea, la calce idraulica ed i più moderni cementi, attraverso la “reazione pozzolanica” che opera la tra-sformazione della calce libera (*e), solubile ed instabile, nel più stabile silicato di calcio idrato, capace fra l’altro di ermetizzare: “che non può scioglierle né l’onda né qualunque impeto d’acqua”. In altre parole, anche la calce aerea, addizionata con il cocciopesto, diventa calce idraulica.
Nelle costruzioni odierne, così come nelle opere informate alla bioedilizia e negli interventi di restauro dell’esistente, le “valenze chimiche” del cocciopesto sono spesso trascurate ed il materiale viene prescritto ed utilizzato, quasi esclusivamente come “colorante” in malte che possono essere, nello stesso tempo, rivestimento e finitura.
Il cocciopesto moderno, prodotto attraverso la frantumazione di laterizi a pasta molle (cotti a tempera-tura inferiore a 850°), selezionati in varie granulometrie può costituire, in realtà, un efficiente presidio protettivo dei corpi murari, coerente con i canoni dell’edilizia biocompatibile, particolarmente adatto per il recupero del patrimonio edile, Le malte al cocciopesto, oltre a una notevole durabilità e resistenza, possiedono infatti interessanti caratteristiche quali la bassa permeabilità all'acqua, un indurimento e-quilibrato, prolungato nel tempo, una migliorata capacità diffusiva nei confronti del vapore acqueo e, ove correttamente formulate, l’assenza di componenti insalubri o nocive.
Il rivestimento protettivo, impermeabilizzante e decorativo di pareti e pavimenti interne ed esterne, spe-cie nel recupero del patrimonio storico e/o specialistico, rappresenta l’utilizzo più frequente del coccio-pesto. Nei pavimento le malte al cocciopesto possono essere impiegate come “matrice” per tessere di mosaico disposte in vario modo o a frammenti di marmi bianchi o colorati.
Dal punto di vista terminologico e normativo il cocciopesto, correttamente progettato e prodotto, può trovare collocazione nella definizione di “aggiunta”, contemplata dalla norma UNI EN 206-1: “Materiale finemente suddiviso usato nel calcestruzzo allo scopo di migliorare certe proprietà o di ottenere pro-prietà speciali. Nella fattispecie il cocciopesto può essere considerato fra le aggiunte pozzolaniche o ad attività idraulica latente.
Latersana (scheda tecnica ADX.0078) è un composto aggiuntivo a base di mattoni non sinterizzati, op-portunamente macinati, da addizionare a miscele di calce aerea o idraulica ed aggregati selezionati per il confezionamento di malte, intonaci e betoncini assimilabili ai composti di "cocciopesto" della tradizio-ne, negli interventi bioedili e nel restauro di edifici d'epoca e monumentali.
Fra gli impieghi più ricorrenti possono annoverarsi i rinzaffi a calce, sabbia e cocciopesto, gli intonaci colorati in pasta, gli intonaci decorativi, gli intonaci naturalmente areati a calce, sabbia e cocciopesto, gli intonaci termici traspiranti a calce, sabbia, minerali espansi e cocciopesto, gli arricci colorati a calce, terre coloranti, sabbie e cocciopesto, ecc.
Le applicazioni citate, ed altre, di meno frequente utilizzo, sono comunque basate sulla progettazione e confezionamento della malta per la specifica destinazione, considerando un’aggiunta di LATERSANA in ragione del 5 - 20%, in peso, sul peso dei restanti componenti anidri.
Con i prodotti AZICHEM della linea bioedile Sanageb è possibile confezionare malte impermeabilizzanti e decorative, fibrorinforzate, al cocciopesto, con spiccate capacità idrauliche, che si avvalgono di ulteriori “aggiunte pozzolaniche (IDROSANA – scheda tecnica ADX.0076) ” nonché di speciali fibre naturali, come è possibile evincere dal mix design indicativo di seguito riportato.
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